Ilaria Seclì
Disabitata   Arcano   Profezia   Poesia d’amore n. 1 per nessuno   Poesia d’amore n. 2 per nessuno   La finestra   La perla senza nome  
Venite a visitare la casa disabitata
i vestiti esiliati dai corpi e quelli
dati al corpo che li indossa a forza
c’é un pensiero per venti di nessuna
rosa e una rosa che odora l’odore
senza provenienza. Venite all’amore
bianchissimo senza nome né gesto
amore sui fili di terrazzi o di rapaci
antenne che lo vogliono a brandelli
onnipotente amore che azzurrissimi
cieli curano dai passi senza anagrafe
né patria, stare a terra é un impegno
cui forse ci si abitua

La polvere sull’asse della sedia
nel conservatorio di sant’Anna.
sottile immobile tronco di palma
che la porta intravede dal cortile.
Gli sguardi lisci delle cose, senza
crepe, senza distrazioni. Così
la pelle di certi visi boreali
trattiene l’infanzia della neve.
Un silenzio mai stanco transita,
trova eredi, sa dove far riposare
il suo cespo vivo

tutto questo amore male amato
lunga bava di lumaca senza casa
dopo la pioggia. tutta questa inutile
richiesta al mondo vuoto mondo
urna scoperchiata. solo tu
non addizioni niente al niente
ma lo infrangi, quando assorto
in poco fiato dici: mi sembri un’ombra

Padre che vegli questo corpo
in cristalli di viete vicinanze
e con me avanzi a farne canto
e preghiera se quieto è il tempo
quando diciamo ricco il niente
e lo spazio vuoto tra pelle e pelle
lo chiamiamo aria e vento
e non feriscono i barbari
sapendo che li muove la voglia
della patria che non hanno.
Padre che vegli questo corpo
sapermi orfana non ti dà pace
ma ti prego di curarla, vederla
questa cosa inconsolabile
mostrami cosa diventa lo spazio
di tanta lontananza.
  La terra che il nostro silenzio germoglia
gonfia pance di madri, lune, pozzanghere,
laghi, canestri di vulcani. Palmo a palmo
abitato vuoto, palmo a palmo misurato
lodato cantato. Dopo che fu svelato l’arcano
è la bocca di bocca vuota a intonare l’inno
incendia di stoppie celesti la campagna
cumuli di alloro ulivi mirti lo abitano, legano
con incensi e braccia di infanti questa distanza
e l’altra, questo silenzio e l’altro. Morte
intenzioni abbigliate tutto come se nessuna fine
mai. È stato detto, infatti: venite dalle rose
  Finiremo giocandoci a palla il mondo
e quel resto che fu d’inciampo
rideremo di nomi e venti mari e boschi
di cui fummo prigionieri, quando avremo
l’universo nel palmo, distanze e continenti
su cinque punte di mano. Ogni bimbo
canterà la verità sul mondo e sarà creduta
la sua versione delle cose
  ecco, dici che ritorni
riordino la casa
apparecchio l’altare
la somma delle cose perse
che non ritroverai
ti aspettano da sempre
facciamo che vinca l’odore
tuo di cotone e neve
non il ticchettio lunare
del gelido alfabeto
che insieme a me ha tenuto
la conta delle piogge nel deserto
facciamo come i bimbi
i fili d’erba, l’ape, aurorali indizi
di un passaggio che si eterna
  non sei ancora arrivato
e già mi manchi
dirai che sono invecchiata
invece no, guarda:
è intatta la scalinata
dove al buio fumavamo
intatti i vicoli bianchissimi
le case, il camion della frutta
uguale la credenza verde salvia
i suoi ricami gialli, i fiori
la neve – guarda – intatta
lì da sempre, senza impronta
senza macchia
  La finestra non ha casa. La finestra
è verde. Hai detto: lascio polvere
e ruggine, anche loro hanno chiesto di te.
Verde veleno, inchiostro e miniature
mortai boccali medicamenti alambicchi.
onesto speziale, il tuo veleno è rapido
e Ofelia prepara la sua culla
quel colore minerale dentro cui resterà
nel sempre di un Principio senza tregua
povero angelo, povera bambina.
Mani di uomo che fuma, donna acqua
e oro. La finestra non ha casa,
la finestra è verde, il legno mangiato.
Chissà cosa vedranno gli ospiti
quando apriranno il suo gancio
gli ospiti che apriranno la finestra.
Se vedranno la luce di tremenda maestà
trasparente come ambra. La finestra
non ha casa. La finestra è verde.
La casa splende.
  Ecco la perla senza nome
il giglio il grano,
venuti al piano dal monte,
al monte torneranno.
Ecco il verde, l’azzurro di Creta
Leuca fulgida
scintillano bianco e vento,
al mare torneranno.
Dalla scogliera parole e ossa
vengono all’interno
riempiono il cuore degli uomini
i grembiuli delle donne,
i capelli vorticano
fanno di sabbia pensieri e opere,
allo scoglio torneranno.
Incanta questa Luce
è sulla bocca di tutti,
si riferisce il sortilegio,
bocche accecate, stordite
alla luce tornerà la luce
alla luce torneranno.
Quando il vento non avrà parole
più splendida del diamante brillerà.
Verde e rosso monastero di Athos
verde e rossa cava idruntina
sublime conca di Epidauro,
nidi di cicogne su vecchi pali nei villaggi
verde eterno, rosso dei millenni
alla terra tornerà la terra
alla terra torneranno.
Idrusa lava le ottocento chiome
l’acqua è fresca non giunge voce
al mare torneranno le chiome sciolte
le teche resteranno vuote.
Ecco il blu della moschea
di celesti spezie vibrano i sensi
la vista inebria. Ecco, mille volte tanto,
al cielo tornerà, nessuna voce
scheggerà la sua bellezza
nessun giubilo ne guasterà il riposo
Ombra di uomo sull’uomo detta amore
 
                         
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