Marina Pizzi | ||
Il vestitino bizantino 2016- |
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A un cuore in pezzi 1. Uccidi di me l’occaso La tragedia minuta di essere Serva scolara logora Sopra la gabbia che mi pulsa. Gelateria del Corso non fu l’infanzia Adulta dozzinale campare le esequie Di dì a dì. Patria confiscata la mia tasca Scaturita da elemosine angolari. Mi amò un ragazzo giovane giovane Valse per me un circuito di nulla Ma da vecchia mi rovina vecchia. Oggi il tempo vacuo che mi sperpera Perpetua le rovine d’attesa Le sabbie mobili che per collare mi stanno. Regia d’inverno ormai la girandola Questo pallore d’ergastolo nel sanatorio Postremo enigma il saluto d’àncora. 2. Ho 40 di febbre e mi sento una bambina Volante alla faccia di tutti i certificati Medici. Nessuno capisce cosa voglia dire il male La gentucola che s’incontra in ogni istante E la ferraia della garrota. Nessuna pietà è consentita Dacché nemmeno Gesù esiste. Stamane farò Una colazione da nababbo alla faccia della nevrastenia Incombente molto piena di fruste E sterminio di risate per salse di cuoco Vereconda perla di una nazione. Disastro di notte non basta morire Sotto mimose appena fiorite Nel febbraio che io do a discordia Netta. Mai avuto un alibi, tutto vespro Oltre misura vero. Stazione di gestapo Il cuore a placche nere sotto cancrena. I pipistrelli trascinano il mio stato Strampalato alambicco intasato. È presto per commettere un omicidio Su me stessa micio senza ciotole né coccole. Stasera mangerò il cacio dei topi Augurandomi di non essere vista Strega bontade in realtà se resto. 3. Natalina portava la parrucca Per nascondere la calvizie della chemio. Era mamma da poco e le restavano pochi giorni. L’ultima frase che disse fu “non voglio morire”. Morì un po’ prima di Natale, Lei Natalina. L’occiduo duolo svolazzò le ceneri. |
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