Luca Lanfredi
(le ossa)   (inventario di una fine estate)   (corpo otto)   (senza fiato)   (posta in uscita)   (e un biglietto della lotteria)   (continua la lettura)  
                         
Troppe sono le ossa.
E troppe le mani da fotografare,
da striare (appena) col succhiello,
e poi: è un tempo, questo, così
agitato: oltre la porta un fuoco che respinge
e qui la festa chiusa, il portocanale di una
città inserena e senza vento, la
lucida fiacchezza del passare.
  Piacciono, questi orti di maltempo.
Piace l’umore delle nervature; il penultimo confine
dell’autunno. Piace l’eterna indecisione
delle azioni, la porta leggermente
schiusa, il sussulto delle parole attente,
l’antefissa dal ghigno sorprendente
...
  anche se poi non so, la gente, come viva,
quanto volentieri si abbranchi ai gesti
o in quale modo conduca il tema della
circonlocuzione: la
apparizione, la memoria, l’uomo
(ancora: l’uomo)
oppure: l’abbaino tozzo che è stato
la nostra terra.
  Rilasciarmi come se fossi
stato sempre attento,
agglutinato dentro i pochi gesti
coi quali ci si scambiano
i saluti come
le bluse delle uniformi rosse
o i solchi oppure il mescolarsi
all’essere normali, alla
sincerità, al
niente.
  Ma poi: come li hai esclusi gli assenti
dall’elenco?

Il limine odoroso della storia nella città
che si fa piana e mia e umida d’ottobre.

L’ago che cuce e riunisce nel silenzio.

L’andirivieni viscoso delle cose
come cavalli ingrossati che
rampollano.

Dopo troppo e pochissimo di tutto.
  E ancora (lo sai?), ho bisogno dei tetti
che da quassù si vedono e di quel cielo provvido
che serrano così, come l’andare troncato dei tuoi fianchi,
come un peccato che siamo tanto buoni, in fondo,
come le gru e le antenne che si sbozzano
sullo sfondo di questo colpo d’occhio.

Ci sarà, la fortuna, dimmi.
            (Dimmi): ne avremo?
  Per iniziare: la città sul ventre e
quel testo, poi, che avremmo interpretato
insieme sulla gente che un’altra volta
ci coglie alla sprovvista.
Le nascite, le morti, le cose che
ci sono sopraggiunte.
L’anagramma nel quale ti scomponi, ora,
ed un versare di biografie concentriche.
 
GUESTS