Angelo Lumelli
Poesie
                             
                             
senza commento
cosa sola
un moccioso chiede di te
io disabitato
(non è più lui – dicono
le vicine)
tocca a te lingua intercambiabile
tornare suoi tuoi passi
arrossire
davanti al fagottino abbandonato
che non sai cosa vuol dire.
  un suono d’argento zampillò
fu facile diventare quasi uguali
ma quando speravo che l’essere
fosse più grande di me
quando pensavo: per mal che vada
sarò la sua preghiera
bambino al primo giorno di scuola
appello con nome e cognome
per intero – per sempre due cose
bambino mezzo vero
ma profonda era la borsa della spesa
madri nel giorno di mercato
oh palme di Guadalampur
bollicine si staccano dal cuore
idrolitina che rende tutto esagerato
anche chiamare – o è subito
o diventa invocare.
  non vere nozze
promette l’insieme – inventari
nomi comuni – antica europa
assediata nei coltivi a quadretti
del lungo suddividere
storia del catasto – orti di famiglia
noiosa tutela che fa poveri
anche voi
poemi didascalici: perché?
ma loro – affranti
da un compito – per non scontrarsi
si amano
solo da lontano – luminosi pianeti
una benedizione di luce
ci raggiunge – spolverio di strass
sulle tue guance
avvincente somigliare
da cui tanto chiamare in occidente.
  non uno degli innumerevoli
nemmeno uno per fare una partita
alla fine ho visto un incompiuto
che ogni tanto mi guardava
carta di un gioco sconosciuto
qua la mano ho detto
e ho visto la mia che mancava.
  non so chi interrogò per primo
se io o loro
eccomi! risposi in anticipo
alla domanda di nessuno
crollato io per primo
nel gioco da bambino
mentre giravano
domanda e risposta
come a nascondino.
  forse un angelo potrà
accendere quell’attimo
senza cause
noi soltanto con dolore
nell’impurità dei motivi
torbido istante
che cade a fagiolo
soltanto una volta
è concesso esclamare
teoria che non sa competere
con la grande remissione
salvezza che non va toccata
per nessuna ragione.
  dissidente frase – che si corica
come un pensiero alla pari
come una faccia nell’erba
a viva forza – primi piani
passione e pupille
palpebre chiuse
per non tentare
il fatto in purezza
che non ci vuole.
  corpi che furono monumenti
arrivati in miseria      davanti a figli confusi
cosa fa il presente da solo?
continua il parlare dei rimasti
torna liscia la superficie
che abbiamo agitato
oh se tu comparissi come un forestiero
come un ospite verso sera
da lontano vedrei l’andatura
oh accoglienza e capanne del cuore
giorno delle fiere animate
se almeno il cielo fosse antico
cupola smaltata sopra l’era dei buoi
nostre ombre che si toccano
oltre la palizzata di parole – frasi mutilate
nelle nostre mani – offerta più che sufficiente
come una gita a Santa Maria della Versa
vigne all’uncinetto sulla neve
tutti guardano in alto qualche volta
tutti nascono      e noi
fin che siamo pupille in moto
lampeggia ogni presente
misteriosa bambina – che fu scacciata
in una donna – oh voi
mia etimologia
vocali resi lucide dall’uso
sassolini sonanti – in noi
lingua ostinata
senza conciliazione – sia invece
grido della nascita
estirpato dalla sua culla
almeno di sfuggita
ci riconosca.
 
DIALOGUE